Donne e Pensiero Politico (DoPP)
Il numero delle pubblicazioni tendenti a valorizzare il ruolo delle donne nella storia e nella società è ormai da tempo in costante crescita. Basta dare un’occhiata alle uscite più recenti per rendersi conto che attualmente disponiamo di una gamma piuttosto ampia di testi dedicati alle più svariate figure femminili e in particolare a quelle donne che, sfidando il tradizionale monopolio maschile, sono via via riuscite a distinguersi in ambiti socio-professionali – dalla scienza alla politica, dallo sport all’imprenditoria – da cui sono state a lungo pregiudizialmente escluse. In parziale controtendenza rispetto a quanto appena detto, nel più ristretto campo degli studi sulla storia del pensiero politico è invece possibile constatare la tenace resistenza di un paradigma interpretativo che tende a relegare in seconda fila, se non a marginalizzare del tutto, il contributo teorico femminile. Se si prescinde da alcuni importanti lavori – tra cui ad esempio quello di Karen Green –, anche i più diffusi e autorevoli manuali di storia del pensiero politico, specie in Italia, continuano ancora oggi ad adottare una prospettiva tradizionale che privilegia il ruolo ricoperto dai ‘teorici’ a discapito di quello ricoperto dalle ‘teoriche’. L’idea a monte di Donne e Pensiero Politico (DoPP) è semplice: dare vita a un progetto che, abbinando ricerca e divulgazione, favorisca la creazione di una piattaforma che metta in luce il contributo offerto dalla prospettiva femminile al dispiegamento di alcuni concetti fondamentali della ‘modernità politica’. L’obiettivo del progetto è, in tal senso, duplice: da un lato ripercorrere la storia del pensiero politico secondo una ‘prospettiva al femminile’ che risulti funzionale alla riscoperta di un’altra storia – quella che vede appunto protagoniste le pensatrici della politica – intesa non già come aliena e contrapposta a quella di matrice maschile, ma come parte strutturalmente integrante di essa; dall’altro contribuire a un rinnovamento dei contenuti e dei metodi della storia del pensiero politico. L’iniziativa con cui diamo avvio a DoPP consiste nella diffusione a cadenza settimanale di video-lezioni, concepite per un pubblico di studenti, insegnanti e giovani studiosi, tramite cui desideriamo riesaminare i profili intellettuali delle più interessanti pensatrici tra Sette, Otto e Novecento ed effettuare una prima ricognizione sul rapporto tra ‘donne e pensiero politico’. Non seguendo un criterio meramente cronologico, ma passando da pensatrici quali Hannah Arendt, Madame de Staël, Agnes Heller, Dorothy Day, da Flora Tristan, Bertha von Suttner (1843-1914) e molte altre, ricostruiremo un percorso tematico che copre oltre due secoli di storia del pensiero politico ‘al femminile’.
Il conservatorismo 'vittoriano' di Gertrude Himmelfarb. Video-lezione di Alberto Mingardi
La trentesima video-lezione di DoPP è dedicata a una delle voci più autorevoli in seno ai circoli conservatori nordamericani degli ultimi decenni, la storica Gertrude Himmelfarb (1922-2019). Come ricorda Alberto Mingardi, autore di questa brillante video-lezione, l’esordio di Himmelfarb avviene a sinistra, tra le file della “Partisan Review” e, solo successivamente, ella comincia a farsi interprete di un conservatorismo ispirato alle posizioni di Irving Kristol (1920-2009). I suoi primi lavori sono dedicati a figure come Lord Acton, Charles Darwin e John Stuart Mill, che descrivono la cornice intellettuale di quella Inghilterra vittoriana cui Himmelfarb guarda con attenzione per trarre insegnamenti per il presente. Sulla scia di Friedrich von Hayek (1899-1992), Himmelfarb passa poi a interrogarsi sull’Illuminismo, scorgendo al suo interno due diverse tradizioni: quella francese, che vede nella ragione l’architetto delle istituzioni umane e quella anglosassone, che in essa vede invece il geografo cui rivolgersi per spiegare le società umane. Nel corso della sua pluridecennale indagine sui fondamenti morali delle società moderne, Himmelfarb giunge così a mettere a nudo il cosiddetto “paradosso del liberalismo”, il quale consisterebbe a suo avviso nel fatto che, dando priorità assoluta alla libertà individuale, esso finisce per minare le basi della libertà stessa. Da qui, il suo interesse per il modello vittoriano, concepito come esempio di società fondata su un insieme di “virtù vigorose” il cui progressivo abbandono nel corso del Novecento ha finito per porre un individuo ormai “disarmato” di fronte a uno Stato sempre più pericolosamente intrusivo.
Marie Madeleine Jodin, un'illuminista al tempo della Rivoluzione francese. Video-lezione di Valentina Altopiedi
Con la ventinovesima video-lezione di “Donne e Pensiero Politico” torniamo al periodo rivoluzionario e prendiamo in esame una figura femminile, quella di Marie-Madeleine Jodin (1741-1790), il cui contributo intellettuale ha iniziato a essere riscoperto solamente negli ultimi vent’anni. Aldilà della sua fama di corrispondente di Denis Diderot (1713-1784), Jodin merita attenzione soprattutto per due ragioni. In primo luogo perché, attraverso il riesame della sua figura e della sua opera, è possibile ricostruire un segmento decisivo del processo di elaborazione ediffusione del linguaggio dei diritti nel XVIII secolo. E in secondo luogo perché, specie attraverso la rilettura dei suoi Vues législatives pour les femmes, adressées à l’Assemblée nationale (1790), diviene possibile mettere a fuoco il tema della presa della parola pubblica da parte delle donne nel corsodella stagione rivoluzionaria. Del compito di accompagnarci nella riscoperta di questa interessante figura femminile si è incaricata Valentina Altopiedi, studiosa di storia moderna e attualmente borsista alla Fondazione Luigi Einaudi di Torino.